Le stazioni hanno sempre un loro fascino: parlano di partenze e ritorni e sembrano conservare il ricordo delle persone, che negli anni, sono transitate tra binari e sale d’aspetto.
La nostra giornata è partita proprio da una vecchia stazione di montagna, quella di Chiusaforte: chiusa e abbandonata per anni, in seguito alla dismissione della ferrovia, è tornata a nuova vita, trasformandosi in accogliente punto di ristoro e assistenza per i ciclisti che percorrono una pista ciclabile; una seconda chance per tutto un territorio, infatti questa vallata, il Canal del Ferro, e i suoi paesi, un tempo sulla direttrice della Pontebbana, l’unica strada verso l’Austria, in seguito alla costruzione dell’autostrada, sono stati consegnati ad un lento oblio.
Questo è il racconto di una giornata speciale sulle due ruote,su uno dei percorsi ciclabili più spettacolari della nostra regione, la Ciclovia Alpe Adria: essa collega Salisburgo al mare, attraversando il Friuli Venezia Giulia, arriva a Grado, e parte del suo tracciato ricalca la sede di vecchie ferrovie in disuso.
Questo progetto transnazionale ha stimolato un turismo nuovo, più lento, più rispettoso e consapevole, che apprezza anche i luoghi minori e un po’ fuori dalle vie del traffico automobilistico.
Chi va in bici, come anche chi cammina, si gode il paesaggio da un altro punto di vista, si scambia cenni di saluto e sorrisi,quando incrocia altri pedalatori e quando può fare tutto ciò su una via dedicata, l’esperienza diventa ancora più bella.
E anche chi non ha allenamento specifico o attrezzatura (le biciclette si possono affittare come abbiamo fatto noi) o semplicemente non può affrontare tutti i 425 km del percorso, può scegliere di trascorrere una giornata in sella ad una bici e percorrere un piccolo tratto, per godere del verde e delle montagne, se si sceglie il tracciato alto o pedalare tra la pianura e il mare, se si sceglie il tracciato finale.
In questa giornata abbiamo affrontato il tratto che da Chiusaforte, in 13 km di falsopiano dolce, ma tutto in salita, porta a Pontebba.
Un susseguirsi di vecchie gallerie, ponti, torrenti, stazioni abbandonate e vallate maestose, in uno scenario veramente spettacolare.
Pontebba è una cittadina che conserva l’aria di un’importanza perduta: confine dell’Impero Austriaco prima, centro importante poi, perché sede della dogana e dei tanti traffici commerciali con la vicina Austria, ha oggi perso la sua identità con il dissolvimento dei confini.
Le porte sprangate e le vecchie insegne rimangono a ricordare caserme, attività ed alberghi che non esistono più.
Le uniche vie in cui incontriamo gente sono proprio quelle percorse dai ciclisti; qui si concentrano i bar, i tavolini all’aperto sono pieni e l’atmosfera sembra quella di una qualunque località di montagna ancora capace di attrarre i turisti.
È innegabile come l’apertura dell’Alpe Adria Radweg, abbia riportato turismo e nuova linfa all’economia di questi centri.Tempo di una bella birra fresca ed è ora di rifare, a ritroso, i nostri km, ma adesso la musica cambia: il falsopiano si trasforma in una discesa e quasi senza pedalare ci ritroviamo a Chiusaforte, per gustare una magnifica fetta di crostata alla ricotta… in fondo ce la siamo proprio meritata!
Una bellissima esperienza insomma, per scoprire la nostra regione, che cercheremo di bissare al più presto, affrontando un altro tratto di questa Ciclovia Alpe Adria.
2 Comments
Ho letto l’articolo tutto d’un fiato accorgendomi solo alla fine che il vostro bel racconto rappresenta quello che avevo avuto modo di vedere attraverso le foto di @nensico. Che sorpresa! La seguivo su Instagram e mi ritrovo a seguire quello che credevo essere un altro racconto sulla Ciclovia e sulle sue Stazioni. Fino alla chiusura avvenuta nel 1995 ho lavorato a Chiusaforte e qualche volta a Resiutta. Vita vissuta, storie, e aneddoti sono ancora vivi nei miei ricordi. Sono passato anche dopo la chiusura e ,grazie anche all’impegno dei gestori, ho potuto rivedere la “mia” stazione rinata e piena di vita così come l’avete descritta. Brave. Magari ci incontreremo e salutandoci non mancherà di sicuro un “mandi” !
E magari una volta ci incontriamo per ascoltare le tue storie, i tuoi aneddoti. Mandi Giuseppe!