Può accadere che delle mostre riescano a catturarti e incantarti, come non ti saresti aspettato… Questo è quello che ci è successo, durante la visita all’esposizione dedicata a Joan Miró, presso il complesso di Villa Manin a Passariano di Codroipo.
Gli spazi di questa villa veneta, che bellissima e straniante appare nella campagna friulana, si prestano alla perfezione alle mostre che si susseguono ogni anno, curate dall’Azienda Speciale Villa Manin; anche la nuova ristrutturazione, che ha portato la biglietteria e lo shop in una stanza del porticato d’ingresso, ha permesso di liberare le splendide sale affrescate del piano terra e di rendere ancora più bello l’ingresso al complesso espositivo.
UNA VISITA SPECIALE LA NOSTRA, INFATTI ABBIAMO AVUTO IL PRIVILEGIO DI ESSERE ACCOMPAGNATI, IN QUESTO “VIAGGIO” ALLA SCOPERTA DEL GRANDE MAESTRO CATALANO, DAL CURATORE ITALIANO DI QUESTA ANTOLOGICA, MARCO MINUZ,
CI SONO PERSONE CHE SONO IN GRADO DI TRASMETTERE L’AMORE E LA PASSIONE PER IL PROPRIO LAVORO E MARCO MINUZ È SICURAMENTE UNA DI QUESTE.
A partire dalla scelta del titolo e dalle suggestioni che l’hanno suggerito: Soli di Notte è una mostra che nasce dal buio della notte, della solitudine, dove i corpi celesti diventano punti di riferimento e dal nero, il colore che era diventato così importante nell’opera del grande artista.
Tutti conoscono Joan Miró (1893-1983) o almeno una volta nella propria vita, si sono imbattuti in una sua opera, parliamo di un artista fondamentale per il movimento surrealista del Novecento, ma forse pochi hanno esplorato questo periodo molto particolare, gli ultimi 30 anni della sua carriera, una fase della vita molto intensa e per tutta una serie di eventi, capace di trasformare in modo significativo la sua opera
MIRO’ ARRIVATO A SESSANT’ANNI, CONOSCIUTO E AFFERMATO, È STATO CAPACE DI RIMETTERSI IN GIOCO CON IMMAGINAZIONE E VITALITÀ.
Il trasferimento nelle Baleari, prima, la possibilità di avere uno studio tutto suo, dopo, pensato e realizzato con l’architetto Luis Sert allievo di Le Corbusier, i viaggi in Giappone, la sicurezza economica e la possibilità di dedicarsi a nuove espressioni, come la ceramica e la scultura, segnarono una svolta significativa nella sua arte.
LA MOSTRA È MOLTO RICCA, OGNI STANZA È UNA MANO PROTESA CHE ACCOMPAGNA IL VISITATORE
la maggior parte delle opere proviene dalla fondazione dedicata all’artista, che si trova proprio nelle Baleari, e molto intese sono anche le foto, che ritraggono Joan Miró, ad opera di grandi fotografi come Ugo Mulas o Henri Cartier-Bresson.
Ma questa mostra è arricchita da un progetto suggestivo: i curatori hanno voluto, quasi fisicamente “portare” Joan Miró stesso, nella campagna friulana, così diversa dai luoghi del grande maestro. Questo è avvenuto attraverso un documentario, realizzato tra la casa e lo studio, spazi in cui la presenza del pittore è ancora tangibile per la presenza dei suoi oggetti, i pennelli, i tubetti dei colori, la sua sedia a dondolo, le sue raccolte, un luogo cristallizzato e fermo, che è stato ricreato nel salone principale della villa. La magia é riuscita: le immagini di Michele Baggio e la musica di Teho Teardo, danno vita a due installazioni video, che impreziosiscono e rendono unico questo percorso espositivo.
INSOMMA UNA MOSTRA ASSOLUTAMENTE DA VEDERE: FINO AL 3 APRILE 2016 A VILLA MANIN.
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