Certi incontri vanno sedimentati, perché carichi di talmente tante cose, che bisogna dargli il tempo di depositare tutto quello che trasportano, per poterne scrivere.E la nostra conoscenza di Antonella Bukovaz appartiene a questa categoria: negli ultimi anni ci siamo incontrate in luoghi e situazioni sempre un po’ particolari, l’abbiamo ascoltata leggere il diario di Carlo Emilio Gadda sui luoghi della guerra, l’abbiamo incrociata tra i vicoli di Topolò, ci siamo ritrovate ad ascoltare musica nel bosco.
Una cosa ci accomuna: la passione per le Valli del Natisone, noi straniere e amanti tardive, lei, invece, figlia di quelle terre da sempre.La molla iniziale è stata semplicemente l’ammirazione per una persona che è riuscita, da una sua passione, la scrittura, a farne lo scopo della sua vita.
“…non sto in piedi e la terra non manca
io però cerco un’altra materia
a sostenere la geografia che porto
tatuata sotto la pianta dei piedi”
La poesia non piace a tutti, può a volte risultare noiosa o muta, non riuscendo a trasmettere nulla, ma tutto ciò non succede leggendo i suoi versi.
Antonella ha vissuto a Topolò per molti anni, legando così la sua vita a quel paesino disperso sul confine: grazie a lei e a un gruppo di amici, è nata l’utopia di far diventare un luogo marginale, il fulcro di una nuova attenzione, far rivivere il paese attraverso l’arte, in tutte le sue forme; così è nato il festival Postaja Topolove che, da oltre vent’anni, porta artisti e spettatori da tutto il mondo, a Topolò
Affascinate da questa vita così piena e particolare, davanti un caffè, abbiamo voluto scoprire qualcosa di più e Antonella si è raccontata, senza remore o filtri: della sua famiglia, delle sue figlie, di quei sui scritti nati quasi per caso e annotati ovunque, anche sugli scontrini, di come le rassicurazioni dei primi lettori, le abbiano dato il coraggio e la conferma del valore poetico del suo scrivere, e di come, nonostante la sua lingua madre sia lo sloveno, le sue poesie nascano in italiano e solo recentemente sia riuscita ad riappacificarsi in questa sua dicotomia linguistica.
I suoi sono versi semplici, ma complessi nello stesso tempo, a volte scarni, ma hanno il potere di catapultarti in quei luoghi e in quei momenti.
“…dove curva e finisce la terra di sera
dal celeste il cielo si arancia
come fosse naturale sfumatura e sintesi
nei gelidi giorni della merladel prato mi piace l’orlo
dove sfrangiano i cespugli
al limitare del bosco
come i pizzi di una sottoveste
il vento li solleva
in un frusciare di vespe”
Le sue poesie sono legate al territorio, esse nascono anche grazie alla presenza delle Valli nella sua vita, ma vanno oltre. Esse rappresentano un modo per raggiungere il significato più profonde delle cose, oltre ai versi, oltre ai luoghi comuni, un po’ come Topolò rappresenta un oltre l’evento culturale, la poesia ha il potere di andare oltre il significato delle parole.
“Una volta concepita la fermezza
non c’è vento o idea o luce
che possa scardinare
l’intimità con le venature del legno
della roccia della foglia delle ali
o il lento velluto delle tende
per tirare in qua e in là il futuro.
È tutto come fosse nostro e ci accade
di stare nel posto giusto al momento
giusto e di fare scorta di erba
oppure di perdere tempo, piccolo o grande
nel fare di ogni giorno un luogo
separato dai giorni e dai luoghi intorno.”
2 Comments
Un bell’omaggio all’artista e alle sue poesie. Molto belle le immagini del vostro articolo
Lei e le sue poesie hanno ispirato anche le nostre foto! Ti ringraziamo Lucia!