Caorle non si annuncia, arriva così, all’improvviso,un attimo prima stai attraversando campi ricoperti di grano e papaveri e un attimo dopo sei sulle sponde del suo porto-canale ad uncino, affollato di barche.
La storia di tutta la litoranea dell’Alto Adriatico sembra ritornare: anche qui, come a Grado, la fondazione ad opera delle popolazioni dell’entroterra, costrette dalle invasioni barbariche, a sfollare verso la laguna, non da Aquileia, ma da Concordia Saggitaria, cercando riparo in questi terreni meno esposti, rispetto alla pianura.
Gli abitanti che da allevatori, diventano pescatori e che forse a ricordo della vita lasciata o dei greggi che trovano a pascolare sulle barene, chiamano il nuovo insediamento Caorle (dal latino Caprulae-Capra ).Anche qui la successiva dominazione della Serenissima, che si legge ancor oggi ovunque, nella toponomastica e nella conformazione del centro storico, che conserva le caratteristiche antiche, nelle sue calli e nei piccoli campielli. Molte case oggi sono state rimaneggiate e ricostruite, in origine era il laterizio a contraddistinguere le facciate,
ma gli attuali intonaci coloratissimi ci riportano alle atmosfere di Venezia e Burano.
Se la pesca e la sua flotta di più di cento pescherecci rimane un’attività importante, la Caorle di oggi è votata al turismo: il vero fulcro è il centro storico, ricco di negozi, botteghe e ristoranti, ma questo non gli ha fatto perdere
il fascino delle vecchie abitazioni dei pescatori e gli scorci caratteristici dell’antico borgo di mare, da cui spicca il Duomo romanico e il campanile cilindrico del 1100.
Le spiaggie sono due, quella di ponente e quella di levante, separate da una lunga diga curvilinea, costruita a protezione del borgo antico dal mare e
che culmina con il Santuario della Madonna dell’Angelo.
Una chiesa che si erge dal mare, come una sentinella, un faro, proprio come la statua, conservata al suo interno che, la tradizione vuole ritrovata in mare appunto; al miracoloso rinvenimento è dedicata la famosa processione in costume, via mare, che si svolge ogni 5 anni (purtroppo per la prossima dovremo aspettare il 2020).
Un’altra particolarità sono i grossi massi che formano il primo sbarramento e che da alcuni anni
sono stati affidati alle sapienti mani di scultori,provenienti da tutto il mondo, per ricavarne opere “en plein air” , sbozzando le rocce grezze che compongono la diga.
Quindi storia, svago, tradizioni, cultura, ma Caorle ha anche un altro aspetto, più nascosto e intimo, che forse sfugge al turista frettoloso, quello della laguna e delle valli da pesca.
Così come è capitato a noi, è possibile, in sella ad una bici,lasciarsi alle spalle le spiagge già affollate della prima giornata d’estate, e percorrere il litorale verso la foce dei fiumi e canali, e in pochi minuti ritrovarsi in un altro mondo.
Il tempo rallenta in laguna, i Casoni sbucano dai canneti, qualche vecchio pescatore raccoglie le sue reti tradizionali;sicuramente il paesaggio non è molto cambiato da quello osservato e descritto da Hemingway nel suo “Di la’ del fiume e tra gli alberi” proprio qui ambientato.
L’accoglienza al Casone è, come sempre in questi luoghi, spartana, ma ottima: i piatti di pesce tutti cucinati al momento, un padrone di casa-cuoco che si attarda nei racconti della storia della laguna e sull’uso antico dei casoni,
sono esperienze difficili da dimenticare.
Insomma Caorle è tante cose, non ultima le numerosi manifestazioni, come “La luna nel Pozzo” il Festival Internazionale di Teatro di strada che richiama, nei primi giorni di settembre, artisti da tutto il mondo o
il #CaorleFotoFestival, un concorso fotografico social, che si svolgerà proprio il prossimo w-e, il 28/29 maggio:una gara a colpi di scatti fotografici e premi, alla ricerca degli scorci e delle più belle inquadrature della città…
Insomma ci sono tanti motivi per recarsi a Caorle, sta a voi scegliere quello che preferite.
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