Il Prosecco ha una capitale e questa è Coneglianoinfatti proprio qui, nel centro della marca trevigiana, grazie alla più antica scuola di enologia d’Italia, fondata alla fine dell’800, vennero sperimentate e codificate tutte le pratiche che hanno portato al disciplinare sul Prosecco.
Figure ancor oggi mitiche in campo enologico come Carpenè, Manzoni, Cerletti e anche l’astigiano Martinotti (padre indiscusso a livello internazionale della spumantizzazione), lavorarono e si perfezionarono proprio nella scuola enologica di Conegliano.
L’istituto con la sua sede imponente costruita negli anni ‘20, è ancora lì , attorniata da ettari di vigneti, e conserva un immenso archivio, oggi raccolto in un museo, dedicato a Luigi Manzoni storico preside e scienziato, che dedicò 50 anni della sua vita a questa scuola.
Materiale scientifico unico a testimonianza del patrimonio culturale di questa istituzione, che ancor oggi viene tramandato ai quasi 1600 studenti.
Proprio da qui è iniziato il nostro tour, alla scoperta della città di Conegliano, la “mecca” per noi “addicted” del vino con le bollicine.Conegliano è un po’ defilata, è poco conosciuta rispetto agli altri centri veneti e in pochi la scelgono come meta turistica, invece ha tante attrattive, è una perla nascosta, che si svela piano piano.
La sua storia antica scivola sulla vita odierna tranquilla e operosa, ma la si coglie ovunque, nelle iscrizioni, nei dipinti, sulle pietre che la compongono.
Bastano due passi nel suo centro storico, all’interno della Contrada Grande, tra portici e palazzi in un susseguirsi di facciate e portoni che raccontano una storia lunga di secoli, fatta di famiglie importanti e dominazioni.
Le cose più belle sono celate,le devi andare a cercare: così un percorso, quasi un sentiero tra antiche mura, ci ha condotto al Castello che dall’alto domina la città. Un maniero medioevale di cui rimane parte dell’impianto e la torre grande, il tutto coronato da merli ghibellini, anche se Conegliano fu guelfa.
Oggi ospita il Museo della città e la Pinacoteca, oltre al panorama più bello, che si può godere dalla sommità della sua torre: Conegliano è ai nostri piedi, svettano i campanili, tra il verde e i tetti; noi purtroppo siamo state sfortunate, ma anche sotto la pioggia si intuisce la spettacolare vista tra i colli e la città.
Quel paesaggio così bello e suggestivo che tanto importante fu anche per Giambattista Cima,meglio conosciuto come Cima da Conegliano, massimo esponente della pittura rinascimentale veneta, che era solito ritrarre in maniera realistica inserendolo nei suoi dipinti, tanto che il paesaggio di Cima diviene quasi una testimonianza documentaria sulla città di Conegliano e sul suo territorio a cavallo del XV sec.
Proprio all’interno del complesso del Castello, abbiamo mangiato al Ristorante Al Castello : un pranzo con vista sui colli, tra i piatti della tradizione e immancabili calici di prosecco, anche della versione più ferma.
Appena sotto il colle un’altra meraviglia ci aspetta : è l’ex convento di S. Francesco,dal bellissimo chiostro bianco e silenzioso, cuore di questo antico monastero, costruito in un’area marginale, tra le mura carraresi e la salita della Madonna della Neve.
Il campanile del Duomo è davanti a nostri occhi e un dedalo di viuzze e scalinate ci porta verso di esso.
Anche il Duomo stranamente nasconde la sua imponenza: sulla contrada la sua facciata risulta celata da un portico ad archi acuti affrescato, quasi a non voler interrompere la laicità del corso, ma ulteriori meraviglie sono nascoste al secondo piano.
Una scaletta secondaria, nel cortile sul retro, ci introduce nella Sala dei Battuti: la confraternita molto potente, era solita riunirsi in questo in questo salone rettangolare dal soffitto ligneo e riccamente affrescato nel ‘500 da diversi artisti, tra cui spicca Francesco da Milano con il suo ciclo ispirato dal Dürer.
Una sala impressionante che è stata nei secoli carcere, ricovero, fino all’abbandono e al restauro negli anni ‘60 che l’ha riportata agli antichi splendori.Una rapida occhiata alle splendide tele del Cima e di Jacopo Palma il Giovane, conservate nel Duomo e il nostro tour è terminato,
ma siamo sicure che questo è solo un arrivederci: a Conegliano torneremo, prestissimo!
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