Caporetto un nome che evoca guerra, soldati e sconfitte…
Eppure, a guardare oggi il paesino e la vallata, sembra impossibile che questi luoghi siano stati teatro, un secolo fa, di così tragici accadimenti. Le vicende della Grande Guerra sono note a tutti e il tempo ha riscritto, con più lealtà, quella che conosciamo come la Disfatta di Caporetto, ma ancor oggi, camminare in questi posti, viene naturale farlo nel rispetto e nel silenzio.
A CAPORETTO, KOBARID IN SLOVENO, SI ARRIVA DAL CONFINE PERCORRENDO UNA VALLE STRETTA, TRA PRATI E SPARUTE CASE,
la maggior parte degli italiani vi si reca per mangiare il pesce ( siamo lontani dal mare, ma in Slovenia si mangia bene il pesce ovunque ), una sorta di imbuto in cui scorre quel nastro azzurro che è la Soča, il fiume Isonzo. È proprio tra montagne e fiume, in questo fondovalle, che il nostro esercito si ritrovò intrappolato e costretto a passare, quasi uno a uno, in una resa dovuta più ai generali, che alla codardia dell’esercito stesso.
Per capirne di più un libro sicuramente da leggere è “Taccuino di Caporetto- Diario di guerra e di prigionia” scritto da Carlo Emilio Gadda, che visse l’esperienza di Caporetto in prima persona, ed edito postumo, solo negli anni ’90: non è un saggio, ma una raccolta di appunti e note, una testimonianza, viva e reale, di cosa furono quelle giornate e i mesi che seguirono. «Finché visse, Gadda non volle che questo taccuino venisse alla luce. In esso erano fissati, quasi ora per ora, i momenti della tragedia nazionale che egli continuò a sentire come propria.»
IL PAESE È PICCOLO, NULLA DI CHE, QUALCHE RISTORANTE, POCHE CASE DEL NUCLEO ORIGINARIO CONSERVATE: LA STORIA, COME SPESSO CAPITA, HA BUSSATO QUI, IN UN POSTO QUALUNQUE…
Poco sopra al borgo, su un piccolo colle, si erge il Sacrario di Sant’Antonio: una Via Crucis ci accompagna nella salita e la vista della chiesa con l’enorme piazzale, incute deferenza, quasi timore.
IL SACRARIO FU COSTRUITO DAGLI ITALIANI NEL 1938, QUANDO CAPORETTO ERA IN TERRITORIO ITALIANO, INGLOBANDO LA CHIESA PREESISTENTE DEL SEICENTO, PER CONSERVARE I RESTI DI PIÙ DI 7000 CADUTI E LA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE SI SVOLSE ALLA PRESENZA DEL DUCE.
Accanto un piccolo museo raccoglie cimeli, documenti e fotografie di quei giorni del 1917.
Addentrandosi nei boschi, lungo i sentieri dell’itinerario Storico, ci si può dimenticare di tutto questo e anche se spuntano trincee scavate nella roccia e altri segni lasciati dal conflitto, la natura prende il sopravvento sulla storia, da lassù si domina la parte finale della vallata, le montagne che la racchiudono e il fiume che scorre placido.
È PROPRIO IL FIUME A DARE SPETTACOLO: LE SUE ACQUE SONO FAMOSE PER IL COLORE AZZURRO OPALESCENTE, SEMBRANO QUASI INNATURALI,
ma sono le acque del torrente Kozjak, a riservarci altre sorprese; questo è un affluente dell’Isonzo, che ha scavato, in millenni tra le rocce, una sala sotterranea. Bisogna quindi attraversare l’Isonzo, o dal Ponte di Napoleone ( ebbene sì, anche Lui passò di qui ) o su una spettacolare passerella e risalire il corso del fiume.
SI RAGGIUNGONO COSÌ LE FORRE INFERIORI DEL KOZJAK , TRA ROCCE CALCAREE SIMILI A QUELLE DELLE GROTTE CARSICHE, LUNGO UN PERCORSO CHE SI RESTRINGE SEMPRE DI PIÙ, PICCOLE PASSERELLE IN LEGNO PERMETTONO DI RAGGIUNGERE LA FINE DELLA GOLA:
davanti ai nostri occhi uno scenario magico, un laghetto verde-azzurro tra rocce scure a strapiombo, in cui ammirare una cascata le cui acque compiono un salto di 15 metri.
INSOMMA L’ITINERARIO STORICO DI CAPORETTO MERITA UNA VISITA, TRA STORIA E NATURA, VI SORPRENDERA’, COME E’ SUCCESSO A NOI
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