Può esserci qualcosa di più bello del prendere un aereo, un venerdì pomeriggio, direzione Sud e ritrovarsi in serata in una città magnifica, qual è la capitale del Salento?Lecce è una gran bella città, una realtà piccola, come Udine, ma con un centro storico ampio, ancora racchiuso tra mura, a formare una mandorla: entrare da una delle sue porte ti introduce in un mondo fantastico fatto di chiese, palazzi e vicoli, dove il barocco la fa da padrone.
È una gran signora: Lecce si svela pian piano,percorrendo le sue vie, ricche di storia e di vita, ma è arrivando nella sua piazza principale, quella del Duomo, che esplode in tutta la sua magnificenza.
Anche percorrendo le sue vie minori, ci si rende conto di come tutto il tessuto architettonico, racconti un passato di ricchezza e importanza: lo noti dai decori dei frontoni o dall’ampiezza dei portoni.
Le famiglie più o meno nobili, presentavano il loro biglietto da visita, attraverso l’impotenza delle facciate dei propri palazzi.
Anche oggi Lecce dimostra una propria ricchezza, nell’ordine e nella pulizia del suo centro storico, nella vivacità del commercio e della sua vita sociale. Noi siamo rimaste colpite dallo sfrecciare delle biciclette, dai taralli offerti con simpatia ad ogni angolo: insomma una città accogliente, non caotica, ma molto viva e fino a notte fonda.
E poi la pietra leccese, bianca, quasi burrosa, e la luce, forte, anche se siamo solo in primavera, quella luce che avevamo solo immaginato, leggendo Carofiglio o Cotroneo.
Inutile negarlo, esiste uno stereotipo del Sud, pieno problemi e di opportunità non colte, ma
noi ci siamo trovate di fronte ad una realtà molto differente, abbiamo visto un Sud produttivo ed entusiasta e l’abbiamo un po’ invidiato.La città è piena di cantieri e lavori, che ci hanno impedito tra l’altro di vedere la Basilica di Santa Croce e il Monastero degli Agostiniani, ma che sono indice di un fermento che non immaginavamo.
Il Salento è un enorme giardino, affacciato su due mari, le estensioni degli ulivi secolari, sono uno spettacolo difficile da dimenticare,anche se la ferita della Xylella, in questa parte della regione, non passa inosservata.
Nelle vicinanze di Lecce ci sono due località che non potevamo non visitare: Gallipoli e Otranto; l’occasione di farlo in primavera poi, prima che vengano prese d’assalto dai turisti della stagione estiva, ci ha dato un punto di vista più intimo e vero.
Forse per apprezzarle veramente, bisogna viverle proprio fuori stagione, sferzate dal libeccio e con i negozi di souvenir chiusi, per ritrovarsi da sole a girare nei vicoli di queste due perle, tra gabbiani e pietre silenziose.
Sono talmente tante le cose, che abbiamo ammirato, che elencarle diventa difficile: la cattedrale di Otranto e il suo spettacolare mosaico, il centro storico di Gallipoli che si protende nel mare come una perla, ma anche le particolarità nei dintorni sono molte.
La costa vicino a Gallipoli tra eriche e pietre scure e la bellezza della chiesa rupestre di San Mauro vicino al borgo di S.Maria del Bagno.
Fuori Otranto invece ci siamo spinte fino al Faro di Palascia (perché noi nate a nord-est, non potevano non andare nel punto estremo d’Italia a sud-est) e alla vicina cava di Bauxite, un luogo strano, uno sfregio al territorio, che una volta abbandonato, si è trasformato in meta turistica, per la sua bellezza quasi assurda, in questo periodo circondata da fioriture di asfodeli.
Ma la cosa che ci ha colpito di più, in questo viaggio, sono stati gli incontri: le persone che abbiamo incrociato ci hanno trasmesso entusiasmo, ognuno a modo suo, verso il proprio territorio e il proprio lavoro.Per il nostro soggiorno abbiamo scelto l’hotel Eos, moderno, con stanze l’una diversa dall’altra a rappresentare le particolarità del territorio: a noi è stata destinata la camera “L’ulivo e il ferro battuto”, ma nomi come “Il paesaggio in una stanza” o “All’ombra di un ulivo” , piuttosto che “La pizzica del fico d’india” , ci fanno già venir voglia di tornare a Lecce! La posizione dell’hotel è comoda sia per raggiungere il centro storico, ma anche per muoversi in auto.
Abbiamo avuto modo di apprezzare anche le strutture e l’ottima cucina degli altri 2 alberghi della catena Vestas presenti in città:Il Resort Risorgimento e l’Hotel President.
Al Resort Risorgimento abbiamo provato la cucina di alta qualità del suo ristorante “Le quattro spezierie” approvando, forchette alla mano, la scelta dello chef Cosimo Scimmini di valorizzare in chiave gourmet i piatti salentini. Siamo anche salite sulla terrazza panoramica, decisamente suggestiva, con vista a 180 gradi sui tetti della città, da cui svetta il campanile del Duomo.
Al ristorante Myosotis dell’hotel President abbiamo gustato una cucina più semplice e tipica, caldamente consigliata dal maitre Giovanni, perché “non si può visitare Lecce senza aver assaggiato la pasta con la ricotta forte”. Abbiamo mangiato benissimo, ma la chiacchierata sui suoi 40 anni di lavoro in sala, ha reso la cena veramente speciale, perché se la gentilezza e la passione per il proprio lavoro sono reali, è impossibile che passino inosservate.
L’ultima sera ci siamo trasferite invece in un B&B “La luna nel cortile” dove abbiamo fatto un altro incontro speciale, quello con Antonella la proprietaria, un vulcano di passioni e attività, che ben si leggono nella cura con cui ha creato questa struttura ricavata in una vecchia casa del centro storico, sapientemente e recentemente ristrutturata. Descrivere la “sorpresa” della colazione che Antonella prepara ai suoi ospiti è quasi impossibile: una scelta accurata di prodotti del territorio, il pane appena sfornato, gli immancabili Pasticciotti… quando si dice un dolce risveglio!
E che dire dei nostri “ganci” locali, che per farci vivere un Salento diverso, moderno, ma intimamente legato alle proprie radici, ci hanno fatto fare l’esperienza del ristorante Fugu?
Alla proposta di mangiare in un locale giapponese, siamo rimaste un po’ perplesse, ma poi abbiamo ben compreso: ci hanno raccontato l’affascinante vita del proprietario Ivan che, partito dalla Puglia, dopo anni di esperienze lavorative in Oriente, ha fatto la scelta vincente e controcorrente di ritornare a Lecce, per contaminare la cucina giapponese e tailandese con la sua terra. L’estrema cura nella preparazione dei piatti, le materie prime d’eccellenza e la ricercatezza del locale, ci hanno permesso di vivere una serata molto piacevole, sotto tutti i punti di vista.
Insomma questo viaggio in Puglia ci ha lasciato tante suggestioni, tanti sapori e colori, ma soprattutto la passione e la cordialità della sua gente e in fondo cosa ricorda la forma del tarallo, se non un abbraccio?
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